Caso VIP di femminicidio – Caso famoso di femminicidio passionale,

tra intrigo, ricchezza, condanne e proprietà svendute e non pagate per il loro reale valore. Il Marchese Camillo Casati Stampa aveva sposato nel 1958 in seconde nozze la bellissima Anna Fallarino, anche lei reduce da un matrimonio fallito e annullato dalla Sacra Rota. La nuova coppia è conosciutissima, frequenta il jet set internazionale (Camillo e Anna si erano conosciuti in Costa Azzurra), ed erano sotto i riflettori della notorietà, oggi li chiameremmo VIP.

Caso VIP di femminicidio Ciò che rimane protetto da una zona d’ombra

è la vita intima dei coniugi Casati Stampa. Lui è un voyeurista e si eccita osservando (e fotografando) la moglie che ha rapporti sessuali con uno o più partner occasionali, talvolta reclutati a pagamento. Camillo riporta per anni su un diario i particolari morbosi degli incontri, particolari che emergeranno nel corso delle indagini successive al delitto. «Oggi Anna mi ha fatto impazzire di piacere. Ha fatto l’amore con un soldatino in modo così efficace che da lontano, anche, io ho partecipato alla sua gioia. Mi è costato trentamila lire ma ne valeva la pena» si legge nel diario.

Caso VIP di femminicidio: Anna sembra stare al gioco,

per anni i partner della coppia si susseguono e scompaiono nell’anonimato ma a un certo punto il piano sfugge di mano: accade quando Anna Fallarino si innamora di uno dei suoi amanti occasionali. Lui si chiamava Massimo Minorenti e con la donna inizia una relazione che si protrae al di fuori degli occhi del marito. Camillo ne viene a conoscenza e ne resta sconvolto: «È la prima volta che lei mi tradisce con il cuore…è la più grande delusione della mia vita» scrive sempre nel diario.

Tutto precipita il 30 agosto del 1970.

Caso VIP di femminicidio; Camillo Casati Stampa è a una battuta di caccia in compagnia della famiglia Marzotto, Anna resta sola a Roma. Il marchese chiama casa e al telefono risponde Massimo Minorenti. Nella testa del marito tradito scatta la scintilla della strage. Camillo torna a Roma, in via Puccini dove abitava con la moglie e la trova insieme al giovane amante. Si chiude in salotto con loro, fingendo di iniziare una sera sexy, dopo aver congedato il personale di servizio. Rimasti da soli, Camillo cambia le carte in tavola, al posto della serata sexy come aveva fatto credere Pochi istanti dopo, spara la Fallalrino, il Minorenti e se stesso. Gli spari echeggiano nel palazzo e viene chiamata la Polizia.

Le forze dell’Ordine intervengono,

e trovano su un divano, con le gambe distese su un tavolino il cadavere di Anna Fallarino, colpita al torace; ai suoi piedi su un tappeto giace Massimo Minorenti. Caso VIP di femminicidio: Camillo Casati Stampa è su una poltrona con il volto sfigurato, si tolse la vita puntandosi al mento la stessa arma con cui ha ucciso la moglie Anna e il giovane amante Massimo. L’arma del delitto un fucile Remington calibro 12.

Caso VIP di femminicidio: un fatto che all’epoca fece molto scalpore,

le cronache del triplice delitto riempiono le pagine dei giornali per settimane, anche per via dei particolari morbosi che emergono. Camillo e Anna verranno sepolti insieme al cimitero milanese di Muggiò a Milano. La magistratura, dopo l’indagine e i rilievi scientifici della polizia, viene chiuso il caso per mancanza di colpevoli o meglio anche l’assassino si era suicidato. Nasce subito una controversia sull’enorme eredità del marchese. Camillo Casati Stampa ha solo una figlia dal primo matrimonio e che all’epoca della tragedia è minorenne.

Caso VIP di femminicidio: In gioco c’è la proprietà di ville e immobili,

sparsi tra Roma, Milano. In Brianza si trova una delle proprietà del Marchese, più cospicua: “Villa San Martino”. Il testamento di Camillo Casati Stanpa indica Anna Fallarino destinataria di quel patrimonio, ma l’erede universale sarebbe la figlia minorenne. Come da testamento, la proprietà della villa andò a quest’ultima, intanto divenuta maggiorenne si trasferisce in Brasile. Ricca ereditiera ma anche gravata dai debiti lasciati dal padre. La vendita di villa San Martino viene affidata al legale di famiglia, l’avvocato Cesare Previti, famoso e quotato avvocato, sembra amico di Berlusconi, infatti è stato avvocato di fiducia di quest’ultimo per anni, fino a quando lui stesso condannato.

Cesare Previti, sembra che questo ultimo avrebbe favorito,

l’acquisto di “Villa San Martino ad Arcore, che è stata residenza ufficiale di Silvio Berlusconi fino alla sua morte. Caso VIP di femminicidio: la Corte di Appello di Milano condannò l’avvocato Cesare Previti a sette anni di reclusione. Il 4 maggio 2006 la Cassazione emette la sentenza definitiva, condannandolo a 6 anni di reclusione per l’accusa di corruzione in atti giudiziari nell’ambito del processo IMI-SIR.. Il processo IMI-SIR: la più grande corruzione della storia italiana, chiamato anche “Lodo Mondadori”, o “guerra di Segrate”, uno scontro giudiziario-finanziario tra due imprenditori italiani, Silvio Berlusconi e Carlo De Benedetti, per il possesso della casa editrice italiana, Mondadori.

Villa San Martino, un tempo monastero benedettino,

fondato nell’VIII secolo, a metà del ‘700 fu acquisito con le sue terre dai Conti Giulini, che la ristrutturarono in forme neoclassiche e la adattarono a loro residenza. A metà ‘800 passa ai Casati in seguito al matrimonio di Anna Giulini, con Camillo Casati e alla fine ai Casati Stampa di Soncino. Caso VIP di femminicidio: il Conte Alessandro Casati che vi abito fino alla morte, ingrandì la biblioteca e ospito anche l’amico filosofo “Benedetto Croce”. Alla morte di Alessandro Casati, la villa passo al parente più prossimo: il Marchese Camillo Casati Stampa di Soncino che vi abitò sporadicamente.

Caso VIP di femminicidio: la villa, di circa 3500 metri quadrati,

con annesse biblioteca di circa 10.000 volumi, era di inestimabile valore per l’Epoca. per la presenza di libri antichi, manoscritti, di filosofi e letterati, oltre a quadri e opere scultoree di grandissimo valore. Per curare la Biblioteca e la Pinanoteca fu assunto Marcello dell’Utri, poi anch’esso condannato a 7 anni di carcere “per concorso esterno in associazione mafiosa”. Mentre il parco secolare, di 120 ettari, e scuderia fù assunto come stalliere, il mafioso Vittorio Mangano. La proprietà del solo immobile venne valutata 1 miliardo e 700 milioni di lire. Si fece avanti l’allora imprenditore «rampante» nel campo immobiliare Silvio Berlusconi, che si aggiudicò l’affare per 500 milioni, la metà dei quali in titoli azionari della Edilnord, che l’ereditiera non riuscì a monetizzare se non con un accordo con gli stessi Previti (ex pro tutore) e Berlusconi, che riacquistarono i titoli per 250 milioni.

Mentre, Pinanoteca con arredi, quadri il pagamento fu dilazionato nel tempo.

Berlusconi si insediò a Villa San Martino ad Arcore alla fine del 1974. Intanto era stato nominato Cavaliere del lavoro, tre anni dopo con l’inizio di Telemilano sarebbe iniziata la sua ascesa nel campo dell’emittenza televisiva privata. Berlusconi poliedrico imprenditore, allarga il suo orizzonte imprenditoriale anche al calcio, alla politica, e ai processi per le cosiddette «cene eleganti».


Immagine di rawpixel.com su Freepik




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