Nelle scorse settimane ha fatto discutere – e indignare – il caso di una maestra italiana che è stata scoperta attiva su OnlyFans. In alcune città, il suo nome è finito su chat di WhatsApp scolastiche, tra genitori che invocavano provvedimenti e colleghi che, a mezza bocca, prendevano le distanze.

A onor del vero: non ci sono reati. Non ci sono minori coinvolti. Non c’è pornografia illegale. Eppure, l’indignazione è esplosa lo stesso.

Siamo davanti a un paradosso sociale: la stessa società che consuma contenuti sessualmente espliciti in forma privata e massiva, è la prima a scandalizzarsi quando a produrli è una donna comune, con un lavoro “normale”.

Il fenomeno OnlyFans è ormai sfuggito di mano

OnlyFans era nato per permettere ai creator di monetizzare in modo diretto, ma oggi è diventato un crocevia di contraddizioni:

è fonte di reddito secondario (e spesso principale) per migliaia di giovani e lavoratori precari;

è una scorciatoia economica in un mercato del lavoro che offre stipendi da 900 euro e precarietà cronica;

è anche una zona grigia etica e culturale, dove il corpo diventa prodotto, ma la società non è ancora pronta a convivere con questa consapevolezza.

La differenza, ormai, non la fa più il contenuto, ma chi lo pubblica.
Se sei una pornostar o un influencer, è normale.
Se sei una maestra, una dipendente pubblica, o una studentessa fuori sede che cerca di pagarsi l’affitto, allora “non è decoroso”.

🤯 La vera crisi è culturale

Il caso della maestra italiana non è isolato. Ed è emblematico.
Viviamo in un tempo in cui le identità sono multiple: si può essere insegnanti la mattina e creator digitali la sera. Ma la società italiana non è pronta a gestire questa dualità, soprattutto quando riguarda il corpo femminile, l’autonomia economica e i ruoli istituzionali.

Serve un dibattito adulto
Non si tratta di legittimare o incentivare ogni forma di esibizionismo digitale, ma di chiedersi con onestà:

  • dove finisce il diritto alla privacy?
  • perché il doppio standard morale è ancora così vivo?
  • e, soprattutto, perché il problema diventa il contenuto, anziché le condizioni che spingono sempre più persone a esporsi per vivere dignitosamente?

Conclusione

Il fenomeno è ormai sfuggito di mano.
OnlyFans è diventato specchio di un sistema dove i ruoli sociali, i corpi e il lavoro convivono in modo disordinato.
Ignorarlo, giudicarlo o deriderlo non aiuta.
Serve una riflessione collettiva, altrimenti continueremo a punire chi si espone, ma non chi costringe a farlo.

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